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"Per la prima volta, in questo libro, si tenta di caratterizzare come post-moderno il diritto che si svolge durante il Novecento. Durante il suo corso, infatti, si incrinano - e talvolta crollano - le certezze della modernità, e cade, pietra dopo pietra, il castello artificioso in essa edificato: crisi dello Stato e crisi della legge; subisce una profonda trasformazione la stessa identità del giurista, il quale riscopre quel ruolo rilevante assegnatogli in tempi passati o, anche attualmente, nel mondo anglo-sassone. Il Novecento è un secolo lungo, che ancora stiamo vivendo e che pienamente ci coinvolge con il suo incessante movimento e mutamento. Un secolo che turba vecchie certezze, che ci accompagna attraverso un faticoso guado senza che si sia ancora raggiunto un definitivo approdo". Paolo Grossi, in questi saggi indaga da un lato l'incapacità ordinativa dello Stato, dall'altro la società in rapido divenire che ha bisogno di strumenti ordinanti, capaci di controllare la dimensione giuridica stessa e renderla ancillare al potere politico. "A questo nodo - o, meglio, a questo complesso nodale - sono dedicate le riflessioni contenute nel presente volume, rivolte a contemplare criticamente, nella impietosa lente tipica dello storico del diritto, le discontinuità profonde, il seppellimento di vecchie creature e il crescere di nuove".